Coldiretti Lazio chiama in causa la Regione sullo stato di calamità causato dalla siccità
Coldiretti Lazio ha inviato alla Regione nelle scorse ore la richiesta dello stato di calamità a causa della forte crisi idrica, che si appresta a superare livelli mai registrati dall’inizio del secolo scorso. La federazione regionale chiede un confronto sul tema. Le nostre campagne, così come le città, sono assediate dalla siccità, che costringe a razionamenti per i terreni agricoli, già avviati a Frosinone e Latina, dove l’erogazione per i terreni viene sospesa tutti i giorni dalle ore 12 alle 18 e per l’intera giornata del mercoledì nel frusinate e la domenica per alcuni impianti a Latina.
“Una situazione che comporta un aggravio di costi per le aziende agricole – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – che sono costrette ad utilizzare motori a pompe elettriche e dunque a consumare gasolio, in un momento in cui i costi per il caro carburante e il caro energia sono lievitati. Tutto questo sta portando sul lastrico le nostre aziende, già in difficoltà per la crisi economica determinata dalla pandemia e l’aumento dei costi delle materie prime, insieme ad una serie di problemi che nel Lazio stanno mettendo in ginocchio alcune attività, come gli allevamenti suinicoli alle prese con la peste suina. Un problema che si ripercuote anche sulle aziende zootecniche. Rischiamo di compromettere comparti fondamentali per la nostra economia e posti di lavoro”.
Un’emergenza che a livello nazionale costa 10 miliardi di euro. Secondo una stima della nostra federazione regionale, solo nel Lazio a causa della siccità si contano danni per oltre 250 milioni di euro. Costi che riguardano investimenti sostenuti per le semine, aggravio di spese per gasolio o corrente per irrigare, mancata produzione diretta di foraggio per gli allevamenti e mancato reddito per ortofrutta, oltre ai cali produzione per vino e olio, che sono le più colpite. Roma e il Lazio, inoltre, sono in allerta per il calo dei livelli del lago di Bracciano, che rappresenta la riserva idrica della Capitale. Per far fronte alle problematiche delle aziende Coldiretti ha presentato al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali due emendamenti che prevedono l’estensione del credito di imposta anche al secondo trimestre 2022 e per le serre, oltre ad un sostegno per fronteggiare il caro carburante con i costi lievitati per l’acquisto del gasolio.
“La siccità ha portato a cambiare anche le scelte di coltivazione – continua Granieri – e preoccupa fortemente la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo, come il grano che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle raccolta. Sono in difficoltà anche le coltivazioni di girasole, mais, e gli altri cereali, oltre a quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta, che hanno bisogno di acqua per crescere”.
Gli agricoltori quest’anno sono stati costretti ad anticipare le irrigazioni di 40 giorni per consentire la semina su terreni aridi. Da inizio anno nel Lazio sono caduti circa 100 millimetri di acqua, contro gli oltre 350 di media degli ultimi 16 anni. Una situazione drammatica che porta al taglio dei raccolti, in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di tutto il suo potenziale alimentare, per fare fronte agli effetti sui prezzi causati dal conflitto in Ucraina. Uno scenario di profonda crisi idrica che peggiora con l’ondata di calore, che porta le temperature sui 40 gradi, con le falde sempre più basse.
“Quello che chiediamo con lo stato di calamità – prosegue Granieri – è anche l’intervento della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti come le Autorità di bacino e i Consorzi di bonifica e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”.
Con il picco del caldo da bollino arancione in molte città e la carenza idrica, rischia di aumentare la dipendenza dall’estero, da dove arriva il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 47% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo, secondo le stime di Coldiretti.
“Servono misure immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione – conclude Granieri – ed è necessario avviare con urgenza un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo. Solo l’11% dell’acqua piovana viene raccolta e con questo intervento potremmo arrivare al 50%, evitando così situazioni di crisi come quella che stiamo vivendo e che siamo costretti ad affrontare ogni anno. Il nostro Paese ha bisogno di nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola che in presenza di acqua potrebbe moltiplicare la capacità produttiva”.