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Quartiere Coppedè: guida completa

L’Italia rappresenta non solo una pluralità di elementi culturali, archeologici, artistici e comunitari, ma anche un agglomerato di luoghi meravigliosi sia sul piano architettonico strutturale che su quello naturale. Tante regioni che da nord a sud dello stivale sono in grado di meravigliare gli occhi di cittadini locali, ma anche di stranieri provenienti ogni anno da qualsivoglia angolo del globo. Una delle metropoli che più affascina in questo senso è sicuramente la capitale: ossia Roma. Essa può contare su tante sfaccettature che la rendono una meta unica nel suo genere. Non parliamo solo del Colosseo, o dei colli capitolini, né del Circo Massimo o del Circeo, ma anche e soprattutto dei quartieri che popolano questo fulcro metropolitano italiano. Uno di questi è il quartiere Coppedé: andiamo a conoscerlo meglio in questo focus, capendo chi vi abita, che stile ha, cosa c’è da vedere, perché si chiama così come ci si arriva, e cos’è il villino delle fate presente in tale quartiere.

Chi abita in questo quartiere Coppedè?

Il primo punto di analisi dal quale muoviamo relativamente al quartiere Coppedé di Roma riguarda i suoi abitanti. Nato per ospitare delle ambasciate e l’alta borghesia, nel corso degli anni il suddetto luogo si è evoluto annettendo ad esso numerosi edifici con diverse destinazioni d’uso. Dai licei per l’istruzione, a numerosi studi professionali per la formazione di nuovi lavoratori del territorio. Ma Coppedè è molto più che questo, comprendendo anche tanta cultura, stile artistico ed architettonico eccezionali.

Cosa c’è da vedere al quartiere Coppedè?

Ecco proprio a proposito della proposta del quartiere Coppedè situato al II Municipio è possibile evidenziare numerosi punti di interesse in loco. Partendo dalla fontana delle rane, simbolo locale attorno al quale si impernia l’intero sviluppo strutturale del quartiere menzionato. Poi vi sono molti edifici come detto nel paragrafo precedente, che sono stati eretti nel coro degli anni, e che oggi sono conosciuti come il Palazzo del Ragno, il Villino delle Fate, o altre strutture minori rivolte nei secoli addietro all’uso da parte delle ambasciate o della nobiltà.

Che stile è il quartiere Coppedè?

Molto particolare è poi lo stile architettonico che caratterizza il quartiere Coppedè di Roma, e che si basa su di un compendio di vari generi. Dal greco antico al barocco romano, passando per il medievale, il manierista e l’Art Nouveau. Un mix stilistico ed artistico che affascina l’occhio di visitatori e residenti, specie se appassionati del genere. Ogni struttura ha così un’immagine a sé stante, sempre diversa ed originale. Un panorama cittadino davvero unico nella Capitale d’Italia, che vale la pena osservare da vicino.

Uno stile antico, a tratti vintage, che oggi va molto di moda in tutti i campi, perfino in quelli più insospettabili e dalla legislazione molto severa, come i giochi. Online, infatti, è possibile trovare i demo sul blackjack per giocare gratis e provare a tentare la fortuna con un gioco del passato.

Ma, del resto, basti vedere il remix di canzoni del passato o il revival di giochi elettronici per capire come oggi lo stile del quartiere Coppedè vada molto di moda.

Perché si chiama quartiere Coppedè?

Restando nel contesto architettonico ci spostiamo ora su di una curiosità che può sembrare banale ma che in realtà cela l’origine della denominazione di questo quartiere. Coppedè, infatti, era il cognome dell’architetto visionario, Gino, vissuto tra metà 800’ ed inizio 900’. Un artista a tutto tondo che ha dato dimostrazione delle sue enormi capacità edificando simboli patrimonio della nostra nazione come il Castello Mackenzie di Genova, o molti altri edifici in giro per lo stivale. Questi si trasferisce nella capitale nel 1915, e proprio in quei pochi anni precedenti poi alla sua scomparsa dà vita ad una delle sue ultime opere architettoniche di spessore: il quartiere Coppedè.

Come si arriva al quartiere Coppedè?

Dopo aver conosciuto le origini del quartiere Coppedè di Roma, aver capito cosa esso racchiude, il suo stile artistico, e la presenza demografica che lo sostanzia, passiamo ad un aspetto più pratico. Ovvero come si arriva a tale quartiere, che ricordiamo ubicarsi nei pressi di piazza Mincio nella Capitale. Solitamente il mezzo migliore per approdare in loco è il bus, con i suoi collegamenti ottimali e a costi contenuti. In base alla propria provenienza si può optare per questo tipo di trasporto, o anche propendere in mancanza di auto personale per un viaggio in treno previo spostamento in autobus. O ancora scegliere una delle opzioni che di recente stanno conquistando una platea sempre più ampia come l’NCC, ossia il noleggio auto con conducente. Un’alternativa ai taxi come veicolo di lusso che rende il viaggio confortevole e rapido allo stesso tempo. Un mezzo integrativo al normale trasporto pubblico che bisogna prendere in seria considerazione ma che necessita di una tasca più capiente sul piano economico. Solitamente ci vogliono dalle 2 ore all’ora e 40 minuti per approdare in questo quartiere capitolino, considerando anche l’enorme traffico spesso attanagliante Roma ed il suo raccordo. Una congestione di auto dalle quali è difficile soprattutto in settimana districarsi.

Cos’è il Villino delle Fate al quartiere Coppedè?

In ultimo, ma di pari merito ai temi trattati fino ad ora, concentriamo la nostra attenzione su un punto di interesse enorme del quartiere Coppedè di Roma: il Villino delle Fate. Situato in piazza Mincio, questo edificio è una delle tappe obbligatorie da fare se ci si reca in visita al luogo in questione. Esso è sviluppato in totale asimmetria, con uno stile medievale fatto di archi e strutture che creano quasi dismorfismo. Un mix di materiali dà sostanza a questo villino, come il noto travertino, eccellenza locale, o ancora il vetro, il laterizio, il marmo o la terracotta. Opera di Gino Coppedé, architetto che ha dato vita a tutto il quartiere che comprende questo edificio, risale al 1920-27. Il Villino delle Fate si basa sul modello architettonico della città giardino, con quest’ultimo che circonda tre strutture addossate (nel gergo tecnico detti corpi di fabbrica). Il nome del villino in questione proviene da una narrazione antica che riguarda tre fanciulle suonatrici raffigurate sulla pavimentazione di piazza Mincio. Voce, lira e chitarrino le strumentazioni in possesso di queste ninfe (Neme, Melete e Aede) adornate di abiti tipici della tradizione romana. Ciascuna di esse incarna uno dei tre villini presenti in questo comprensorio contornato di verde. Insomma stiamo parlando di un pezzo di storia che è simbolo del quartiere Coppedè.

Redazione Conosci Roma

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