Categories: Cultura e Società

Mesoraca, il “borgo selvaggio” replica a Il Giornale. Il sindaco Parise: «Di selvaggio c’è solo la nostra natura»

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota di Antonello Lamanna

L’immagine di Mesoraca, antico borgo calabrese culla di cultura e tradizioni, è finita al centro di una controversia mediatica. Tutto nasce da un articolo pubblicato su Il Giornale, in cui Mesoraca, in provincia di Crotone, il paese natale dell’avvocato Luigi Li Gotti, autore di un procedimento che ha portato la Procura di Roma all’iscrizione nel registro degli indagati della premier Giorgia Meloni, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, viene liquidato come un “borgo selvaggio”. Un’affermazione che non è passata inosservata, scatenando l’indignazione della comunità e una ferma risposta del sindaco Annibale Parise.

In una lettera indirizzata alla direzione del quotidiano, il primo cittadino respinge con decisione le affermazioni, definendole offensive e lontane dalla realtà. “Mesoraca è un borgo ricco di storia e cultura, con radici che affondano nella Magna Grecia”, scrive Parise. “Non accettiamo di essere ridotti a uno stereotipo senza fondamento.”

Il primo cittadino sottolinea con orgoglio le radici storiche di Mesoraca, che affondano nella Magna Grecia, e l’importanza della cultura e delle tradizioni locali, ben lontane dall’immagine distorta diffusa dall’articolo.

«Se c’è qualcosa di selvaggio a Mesoraca, è la nostra natura: verde, incontaminata e oggetto di crescente interesse da parte di numerosi turisti», scrive Parise, ribaltando il senso negativo del termine e trasformandolo in un vanto.

Il sindaco richiama l’attenzione su quanto il borgo sia vivo e dinamico, ricordando eventi culturali di rilievo come Mesoraca in Festival, che ha ospitato personalità del mondo della cultura e del giornalismo, tra cui Vittorio Macioce, collega dello stesso quotidiano autore dell’attacco.

La polemica non è solo lessicale: definire Mesoraca un “borgo selvaggio” assume una connotazione denigratoria, specialmente nel contesto dell’articolo, che fa riferimento al paese d’origine di un illustre penalista ed ex sottosegretario alla Giustizia, noto per aver presentato un esposto contro il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un riferimento che, nelle parole del sindaco, rischia di trasformarsi in un insulto gratuito a un’intera comunità.

Parise non si limita a chiedere una rettifica, ma invita la redazione a una riflessione più ampia: «Invece di perpetuare stereotipi e immagini distorte, sarebbe più corretto e costruttivo raccontare la verità su un paese che, pur tra mille difficoltà, sta cercando di crescere, valorizzando il proprio patrimonio e affrontando con determinazione le sfide del futuro»

Mesoraca, come tante realtà dell’Italia interna, lotta quotidianamente per mantenere viva la propria identità e attrarre nuove opportunità di sviluppo. I suoi cittadini, lavoratori, imprenditori, e imprenditrici, studiosi, musicisti, cantanti, scrittrici, giovani ragazze e mamme impegnate in prima linea, non accettano di essere etichettate con un termine che suona come un pregiudizio razzista e classista.

La replica del sindaco Parise è il simbolo di una Calabria che non si rassegna agli stereotipi e che chiede rispetto. Resta ora da vedere se Il Giornale risponderà all’appello, riconoscendo il valore di una comunità che non si piega alle semplificazioni mediatiche.

E magari, mi auguro che il direttore de Il Giornale si prenda qualche minuto per leggere almeno la quarta di copertina di uno dei tanti libri di Vito Teti, come “Maledetto Sud”. Non serve nemmeno sfogliarlo tutto. Già lì potrebbe scoprire che a essere davvero selvaggia, forse, è la forma mentis di certi pregiudizi.

Redazione Conosci Roma

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