“Da un chiodo fisso alla realtà viva”: la sfida culturale di Franco Torchia per Francavilla Angitola
Intervista al direttore del Centro di Cultura e tradizioni popolari di Francavilla Angitola la città del drago
Come nasce l’idea del Centro di Cultura e tradizioni popolare francavillesi?
Quando cominciai a dare pieno valore alle parole dello scrittore calabrese più noto: Corrado Alvaro. “Non c’è da piangere -diceva- su una civiltà che scompare ma bisogna trarne, chi ci è nato, il maggior numero di memorie”. Era un chiodo fisso dentro me e negli anni si è fatta strada dentro di me l’idea di cosa potessi fare io per il mio paese che vedevo sempre più perdere quei connotati di viva partecipazione, di entusiasmo e di attivismo che avevo vissuto io come tanti miei coetanei, cresciuti nelle battaglie politiche, nella salvaguardia di valori condivisi, nella vita della Parrocchia. Una situazione aggravata dalla dispersione della popolazione e dall’abbandono dei luoghi sempre più evidente. Ho pensato che per arginare una certa tendenza votata all’indifferenza ed all’apatia, occorreva da parte mia un maggiore impegno per creare condizioni che fossero di stimolo e di esempio per i giovani. Fondammo così questa bella realtà che è il Centro di cultura e tradizioni popolari con scopi non di lucro ma di servizio, chiamando a raccolta le migliori energie presenti, con l’obiettivo di proiettare nel più vasto panorama culturale, Francavilla, attraverso iniziative di spessore.
Chi ha collaborato da subito a questo suo progetto?
A crederci e sostenermi, per primo, fu mio fratello Armando, cui si aggiunse mia sorella, grazie alla quale il Centro divenne un punto di aggregazione. Dal loro coinvolgimento ebbe inizio un’avventura bellissima che ancora continua grazie all’apporto ed al sostegno di tante donne meravigliose che, con passione, si dedicano alla nostra Associazione, da 13 anni ormai, e portano avanti numerose attività tutte con finalità sociali. Loro sono i pilastri su cui vive il Centro che è diventato un punto di riferimento ed una presenza importante per la collettività e grazie a loro è stato possibile, tra le tante: preparare le mascherine anti covid per la popolazione, abbellire il paese con le cassette di legno utilizzate come contenitori di fiori, partecipare alle attività teatrali, preparare i costumi da pacchiana per le sfilate, adoperarsi per la riuscita delle diverse edizioni della Festa del Borgo, creare oggetti per il sostegno del Centro, e tanto altro. A loro va tutta la mia gratitudine e riconoscenza.
Quali sono stati i primi segnali delle attività del Centro?
Abbiamo cominciato così nel nostro ambiente a dare piccoli segnali di attivismo nella direzione indicata da Alvaro. A partire da una presa di coscienza, che riti e tradizioni, consuetudini, atti devozionali, oggetti del mondo contadino, parlata dialettale e quanto appartenesse al passato non potesse disperdersi ma meritava di avere la nostra attenzione attraverso un lavoro di recupero e conservazione. Nella nostra sede abbiamo iniziato ad esporre piccoli oggetti della vita quotidiana che esaltano quell’artigianato locale che costituiva l’ossatura su cui si reggeva l’economia del tempo e che è scomparsa del tutto.
Cosa è visitabile in questo Centro memoria della cultura popolare francavillese?
Racconti e memorie della vita paesana e, nelle nostre pubblicazioni, siamo riusciti a ricordare figure semplici del passato, religiosi, madri e padri, uomini della storia e comuni lavoratori, scrittori e poeti che hanno vissuto da protagonisti: I Quaderni francavillesi come anche le diverse pubblicazioni in cui abbiamo rappresentato Francavilla e la sua gente, con la storia e il suo patrimonio di bellezze naturali e di arte e cultura. E poi la collana di libri “Il Drago, Il Castello, Le Grazie” a rappresentare la mitologia, la storia, la fede e devozione.
Quale riconoscimenti ha avuto questo Centro?
Grazie a questo impegno il Centro si è guadagnato l’attenzione della Cattedra di Antropologia dell’Università di Valledolid in Spagna, attraverso il suo direttore, il prof. Josè Luis Alonso Ponga, che ha voluto omaggiare l’Associazione ed il suo fondatore Franco Torchia con un riconoscimento in cui si esprime l’apprezzamento per la lodevole attività nel lavoro di ricerca e conservazione dei tanti elementi caratterizzanti la comunità francavillese allargato al recupero di prezioso materiale fotografico esposto in diverse mostre.