12 Ottobre 2025
Cultura e Società

Il barbiere a Roma: tra rasoio e tradizione, una storia che profuma di borgata

A Roma il barbiere non è soltanto un artigiano delle forbici e del rasoio, ma una figura centrale nella vita del quartiere, un custode di storie, memorie e identità. La sua bottega non è un semplice locale commerciale, ma un microcosmo in cui si intrecciano generazioni, dove il tempo sembra essersi fermato tra lo specchio incorniciato, il profumo dell’aftershave e le chiacchiere leggere sul calcio o sulla politica. La figura del barbiere romano affonda le radici in una lunga tradizione che risale a secoli fa e che ancora oggi resiste, adattandosi con garbo alla modernità senza rinunciare alla propria anima popolare.

Già in epoca romana, esistevano le “tonstrinae”, piccole botteghe dove i cittadini andavano a farsi tagliare i capelli e radere la barba. Non era solo una questione estetica: la tonsura aveva anche valore sociale e simbolico. Col tempo, il mestiere si è evoluto, passando attraverso il Medioevo, quando il barbiere era spesso anche cerusico, fino al Rinascimento, quando i barbieri cominciarono a distinguersi dai medici e a concentrarsi esclusivamente sulla cura dell’aspetto. È però nell’Ottocento e nel Novecento che il barbiere romano assume quella connotazione tipica che ancora oggi si percepisce nei quartieri più autentici della Capitale.

Le botteghe erano punti di ritrovo, quasi delle piccole piazze al coperto. Ci si andava per un taglio, certo, ma anche per socializzare, discutere di attualità, leggere il giornale e commentare l’ultima partita della Roma o della Lazio. Il barbiere, come il fruttarolo o il calzolaio, era un punto fermo della comunità. Nei quartieri popolari, soprattutto nella Roma degli anni Cinquanta e Sessanta, la bottega del barbiere era frequentata da uomini di tutte le età, dai bambini che facevano il primo taglio “alla militare”, ai nonni che tornavano per la rasatura tradizionale con il panno caldo.

Con l’arrivo degli anni Ottanta e Novanta, e il diffondersi dei saloni unisex e dei parrucchieri “alla moda”, il barbiere classico ha vissuto un periodo di crisi. Molte botteghe hanno chiuso, altre si sono trasformate. Ma Roma, città dai mille contrasti, ha saputo conservare anche in questo caso il proprio cuore antico. Negli ultimi anni si è assistito a una riscoperta del barbiere tradizionale, spesso rivisitato in chiave vintage o hipster. Sono nati nuovi saloni che uniscono estetica retrò e professionalità moderna, ma in molti quartieri restano ancora quei barbieri “di una volta”, custodi autentici di una professione che non ha mai smesso di essere anche relazione, ascolto, complicità.

Figure come il barbiere di Trastevere, del Quadraro o di San Lorenzo continuano a tagliare i capelli come lo facevano cinquant’anni fa, con la stessa lentezza rituale, con la stessa attenzione alla persona più che al cliente. Per molti romani, recarsi dal barbiere di fiducia è ancora un gesto identitario, una pausa dalla frenesia cittadina, un tuffo nel familiare.

Non va dimenticato il linguaggio che si respira dentro la bottega: romano verace, punteggiato da modi di dire, soprannomi, aneddoti. Il barbiere parla, domanda, racconta, diventa confidente. E tra una passata di rasoio e una battuta, emerge un patrimonio culturale che nessun franchising potrà mai replicare.

Così, a Roma, il barbiere continua a vivere. Non come una figura del passato, ma come parte integrante del presente, che profuma di sapone da barba e nostalgia, con lo sguardo rivolto alla città e alle sue mille storie da raccontare. Una poltrona, un rasoio, uno specchio e tanta umanità: è tutto ciò che serve per essere, ancora oggi, un barbiere romano.