Riscoprire la memoria rurale di Roma: tra ecomusei, ville rustiche e paesaggi contadini

Roma non è soltanto la città eterna dei monumenti imperiali e delle basiliche: è anche un territorio vasto, costellato di memorie rurali che affondano le radici in secoli di storia agricola e comunitaria. Oggi, questo patrimonio spesso dimenticato è al centro di un rinnovato interesse da parte di cittadini, istituzioni e associazioni che cercano di conservarne e valorizzarne la ricchezza.

Un caso emblematico è quello dell’Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros, nato nel 2012 come risposta dal basso a una minaccia di speculazione edilizia tra Porta Maggiore e via Tuscolana. Il progetto, portato avanti da una rete di cittadini e realtà culturali del territorio, ha dato vita a una forma innovativa di museo diffuso. Si tratta di un percorso partecipato per censire, raccontare e valorizzare i beni materiali e immateriali di una zona a lungo trascurata, ma ricca di testimonianze archeologiche, storiche e agricole. Nel 2019, è stato ufficialmente riconosciuto dalla Regione Lazio come ecomuseo di rilievo regionale.

La capitale conserva anche molte testimonianze dell’architettura rurale novecentesca. Tra queste, Villa Farinacci, costruita nel 1940 a Casal de’ Pazzi in stile razionalista, con funzioni originarie legate al mondo agricolo: deposito di cereali e alloggio per famiglie contadine. Rimasta chiusa e in stato di abbandono per anni, è stata restaurata e restituita alla collettività nel 2018. Oggi è utilizzata per eventi civili e culturali, ma mantiene una forte valenza simbolica legata alla memoria rurale del quartiere.

Anche il Mandrione, lungo l’acquedotto Felice, rappresenta un territorio dove la memoria contadina convive con la trasformazione urbana. Dopo la guerra, vi si insediarono comunità informali, dando vita a un tessuto di baracche, orti e attività artigianali. Nonostante le trasformazioni, ancora oggi il paesaggio conserva elementi che rimandano alla sua vocazione agricola e popolare.

A nord della città, Villa Glori, nel quartiere Parioli, è un altro esempio di memoria rurale integrata nel tessuto urbano. Conosciuta anche come Parco della Rimembranza, la villa sorge su un’altura un tempo utilizzata per la caccia e l’agricoltura. Il casale presente nel parco testimonia l’antico uso del luogo, legato alla vita di campagna e al Risorgimento.

Molte pubblicazioni hanno contribuito a riscoprire e raccontare questa eredità. Tra queste, spicca un progetto editoriale dedicato alla valle dell’Osa, che documenta castelli, vie consolari, casali, sistemi di bonifica e paesaggi storici nella campagna a est di Roma. Iniziative come questa mirano a ricucire il legame tra periferie urbane e territori agricoli, valorizzando l’identità collettiva e la sostenibilità ambientale.

La memoria rurale della città è anche al centro di premi e attività culturali. Il Premio Campagna Romana promuove studi e testimonianze sulla bonifica agraria e sul ruolo delle comunità contadine nel modellare il territorio. Al tempo stesso, ordini professionali e associazioni promuovono la tutela del patrimonio architettonico rurale, fatto di edifici vernacolari costruiti con materiali locali e secondo tecniche tradizionali, espressione di una cultura del costruire sostenibile e profondamente radicata nei luoghi.

Riscoprire la memoria rurale di Roma significa restituire voce a una parte fondamentale dell’identità della città. Significa riconoscere che il paesaggio agricolo, le case coloniche, i casali e le memorie orali dei contadini sono parte integrante della storia urbana. E che la loro valorizzazione non è solo un’operazione culturale, ma anche una scelta strategica per costruire un futuro più consapevole, inclusivo e sostenibile.

Redazione Conosci Roma

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