Tecnologia e macchine al servizio di Sua Maestà, la Pizza

In Italia il rapporto con il cibo è qualcosa di straordinariamente importante, quasi sacrilego. Cucinare nel bel paese è come realizzare un’opera d’arte e tra tutti i pezzi da museo della tradizione culinaria dello stivale quello più celebre e apprezzato in tutto il mondo è sicuramente la pizza.

Come uno scultore necessita degli strumenti giusti per realizzare un’opera che rimanga nel tempo, così anche un pizzaiolo ha bisogno, oltre che di ingredienti di qualità, di un forno e di strumenti adatti.

Chiunque nella sua vita avrà infatti avuto modo di osservare più o meno da vicino un forno professionale per la produzione di pizza ma non tutti sapranno come sono realizzati e soprattutto come funzionano. Come possiamo apprendere dal sito www.ferropietro.it la camera di questi forni è interamente realizzata in reale materiale refrattario. Con materiale refrattario si intende che le murature sono composte da strati di materiale termoisolante disposti sulle pareti e sulle porte dei forni. In un forno industriale è infatti necessario isolare gli spazi interni, poiché essi possono raggiungere anche temperature superiori ai 1000 gradi centigradi, dall’ambiente esterno, così da permettere una maggiore uniformità della temperatura con un più contenuto consumo energetico e una maggiora qualità del prodotto finale.

Interessante è anche la produzione industriale di questa specialità culinaria italiana. Esattamente come per una qualunque pizzeria di quartiere, la fase fondamentale è sempre la cottura, momento chiave per conferire aroma e gusto al prodotto e la cottura a legna è il metodo migliore per fare sì che, una volta scaldata, la pizza abbia tutti i profumi e i sapori del prodotto tipico. A livello industriale allora si procede lasciando al gas semplicemente il compito di accendere la fiammella alimentando invece la cottura, per l’appunto, a legna. Il vantaggio di un forno industriale è dato ovviamente dalla sua elevatissima capacità produttiva: questi strumenti sono infatti in grado di sfornare anche 10.000 pizze all’ora in maniera del tutto automatizzata.

Nei forni industriali, che devono raggiungere temperature elevatissime, giocano un ruolo fondamentale anche le resistenze elettriche che limitando (ossia opponendovi appunto una resistenza) il passaggio della corrente, questi elementi si surriscaldano, e sono così in grado di portare l’interno della camera del forno alle alte temperature necessarie.

Sul mercato ci sono diversi modelli di resistenze, a seconda anche delle esigenze richieste. Possiamo trovare per esempio le resistenze elettriche a spirale: questo tipo di resistenza è composto di filo metallico avvolto a spirale, a uno o più rami. Vengono impiegate per lo più nei forni per vetro, per ceramica, per fusione, da attesa e per trattamento termico. O anche le resistenze elettriche a greca.

Questo tipo di resistenza, che può essere a filo o a nastro, viene curvato a forma di greca. Questa forma viene impiegata sia per l’alloggiamento su ganci ceramici o in acciaio, sia per l’inserimento in apposite piastre refrattarie, dotate di canali a sezione rettangolare. Sono solitamente collocate nei forni per trattamento termico.

Non meno importante in un forno industriale è poi il suo quadro elettrico, il pannello di controllo che permette all’operatore di gestire tutta l’apparecchiatura. Un quadro elettrico connesso ad un forno industriale richiede tuttavia delle competenze molto specifiche e settoriali. Infatti oltre a gestire le parti mobili del forno così come l’attivazione dei bruciatori, il quadro elettrico di un forno industriale deve anche monitorare il funzionamento e la temperatura dell’apparecchio in ogni momento, garantendo un’uniformità delle prestazioni nel tempo con qualsiasi ritmo di lavoro. Come ben spiega l’articolo al seguente link https://www.ferropietro.it/quadri-elettrici ancora più vitale è il suo ruolo nei forni per trattamento termico, dove la precisione nelle temperature raggiunte durante le varie fasi di lavorazione è fondamentale dal momento che anche la minima variazione di temperatura potrebbe compromettere l’intera produzione.

Dunque, guai a chiamarla “semplice”: una buona pizza richiede passione, dedizione e soprattutto … tanta tecnologia.

Antonio Nesci

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