7 Dicembre 2024
Medicina, Salute, Benessere

In che modo il nostro cervello percepisce il mondo?

Un nuovo studio dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, con la collaborazione del dipartimento Neurofarba dell’Università di Firenze e pubblicato sulla rivista Nature Communications, spiega in che modo il nostro cervello percepisce il mondo.

Quali aree del cervello ci consentono di percepire la realtà? La ricerca ha aggiunto un importante tassello alla comprensione del modo in cui il organo tradizionalmente attribuita all’area del cervello nota come corteccia visiva primaria. Gli studiosi hanno dimostrato che tale processo coinvolge anche le cortecce di ordine superiore, che trasmettono informazioni aggiuntive rispetto a quelle elaborate dalla corteccia visiva primaria.

“É la prima volta che viene confermato a livello sperimentale in modo così rigoroso il ruolo di questa parte di corteccia, confermando l’esistenza di un “dialogo” tra queste due aree, finora solo ipotizzato”, evidenzia il Cnr.

“È noto che la corteccia visiva primaria o V1 è l’area cerebrale che ci permette di “vedere” il mondo, analizzare e riconoscere le forme e gli oggetti così come li conosciamo e ci appaiono nella vita di tutti i giorni, ma anche di effettuare processi più complessi, fra i quali le forme di apprendimento note come apprendimento percettivo visivo, cioè la capacità di migliorare l’analisi della realtà grazie all’esperienza e agli stimoli che riceviamo costantemente, discriminarla, distinguere differenze sempre più sottili”, spiega Alessandro Sale del Cnr-In, coordinatore dello studio.

“I nostri esperimenti hanno permesso di dimostrare che le proprietà funzionali dei neuroni corticali possono essere modulate anche da segnali che provengono da cortecce di ordine superiore, in particolare dalla corteccia visiva secondaria, con un flusso che possiamo descrivere ‘dall’alto verso il basso’, e che trasportano importanti informazioni sul contesto in cui siamo immersi. Tali informazioni si aggiungono a quelle ottenute con l’elaborazione visiva della corteccia primaria, in un coinvolgimento integrato di queste due aree”, aggiunge Sale.