7 Dicembre 2024
Cultura e Società

Presso la sede dell’IILA la mostra dell’artista uruguaiana Florencia Martínez Aysa

Mercoledì 16 ottobre alle ore 17:30 sarà inaugurata presso la sede dell’IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latinoamericana la mostra «Silvestro, Silvestre» dell’artista uruguaiana Florencia Martínez Aysa, organizzata in collaborazione con l’Ambasciata dell’Uruguay in Italia. La mostra sarà visitabile fino al 31 ottobre nei seguenti orari: dal lunedì al giovedì, dalle 9:00 alle 17:30 / il venerdì dalle 9:00 alle 14:00.

Silvestro, Silvestre

Florencia Martínez Aysa è un’artista visiva di Florida, Uruguay, di 29 anni, con una carriera che include esposizioni individuali e collettive dal 2012. Attualmente espone e fa parte del 61° Salone Nazionale delle Arti Visive nel suo paese, e ha partecipato a residenze in Francia, Spagna, Brasile e Uruguay. È stata premiata con la Borsa di Studio Víctor Haedo FEFCA, il Fondo Regionale per la Cultura e il Fondo di Sostegno all’Arte nell’Interno del MEC. Vincitrice del Premio Paul Cézanne con una borsa di studio alla Cité Internationale des Arts (Ambasciata di Francia in Uruguay, 2022) e selezionata al 59° Premio Nazionale delle Arti Visive. Possiede un diploma post-laurea in Arte, Comunicazione e Memoria (FLACSO) e ha studiato alla Facoltà di Arti dell’UDELAR. È docente in Comunicazione Visiva.

“Silvestro, Silvestre” È un’esposizione che nasce da un ampio processo di ricerca artistica e botanica di Florencia Martínez Aysa, nel quale vengono esplorati i legami simbolici e concettuali tra il cardo “Xanthium strumarium”, il corpo e il territorio. Negli ultimi anni, l’artista ha concentrato la sua ricerca su questa specie, esplorando sia la sua bellezza sia la sua notevole capacità di adattamento e sopravvivenza in diversi ambienti.

La mostra si concentra sulla produzione visiva e concettuale legata alle “erbacce”, piante che spesso sono viste come indesiderabili, ma che vengono reinterpretate come icone di resilienza. Viene utilizzata una varietà di mezzi, tra cui video performance, fotografia, videoarte, pittura e incisione, per creare opere che riflettono sull’adattamento a un ambiente ostile.

Le piante spontanee, si presentano come una metafora di insubordinazione e disseminazione. Proprio come loro, le persone sviluppano meccanismi per sopravvivere in circostanze avverse, un tema che viene esplorato in profondità nel corso dell’opera. L’esposizione riflette anche la connessione personale dell’artista con la migrazione, essendo pronipote di migranti italiani che sono arrivati in Uruguay. Attraverso questa esperienza familiare, si indaga su come la migrazione delle piante, che si disseminano e si adattano a nuovi ambienti, assomigli ai processi migratori delle persone, sottolineando la resilienza e le strategie di sussistenza condivise in entrambi i contesti.

In questa ricerca, si mette in evidenza anche un approccio femminista, dove il coinvolgimento del corpo e dei cardini diventa un mezzo per esplorare la resistenza da una prospettiva di genere.

La pratica si colloca all’intersezione tra scienza e arte, dove la rappresentazione botanica viene fictionata e astratta, spogliandosi della sua rigidità scientifica per esplorare altri significati simbolici profondi. Attraverso un gioco tra il reale e l’immaginato, vengono scomposte le forme e i dettagli osservati di ogni pianta sotto il microscopio, ricostruendo paesaggi interiori. Vengono utilizzati pigmenti di terra presi dagli stessi scenari delle foto-performance, collegando in modo organico l’ambiente all’opera.