Gli stati di coscienza alterati attraverso il breathwork: evidenze neuroscientifiche

Il respiro accompagna ogni istante della nostra esistenza come funzione automatica dell’organismo. Modificare intenzionalmente il ritmo respiratorio e abbinarlo alla musica può generare cambiamenti profondi nella coscienza, paragonabili a quelli indotti da sostanze psichedeliche.

Una ricerca condotta da Amy Amla Kartar della Brighton and Sussex Medical School ha documentato come specifiche tecniche di respirazione intensa producano alterazioni significative del flusso sanguigno cerebrale e generino stati emotivi di particolare intensità. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One.

L’evoluzione delle pratiche respiratorie nella terapia contemporanea

Le tecniche di respirazione controllata stanno guadagnando riconoscimento nel panorama terapeutico contemporaneo come strumento per il trattamento di stress e disregolazione emotiva. A differenza delle sostanze psichedeliche, queste pratiche non presentano restrizioni legali né richiedono autorizzazioni specifiche.

I praticanti riportano esperienze caratterizzate da euforia, sensazioni di connessione universale e stati di profonda quiete interiore. La comunità scientifica ha iniziato a considerare queste tecniche come possibili interventi terapeutici, ma i meccanismi neurobiologici sottostanti rimanevano fino ad ora poco chiari.

Metodologia della ricerca neurofisiologica

Il team di ricerca ha monitorato 42 soggetti esperti nella pratica del breathwork in tre condizioni sperimentali distinte: ambiente domestico, laboratorio controllato e durante risonanza magnetica funzionale.

Ogni partecipante ha eseguito circa trenta minuti di respirazione ciclica continua accompagnata da stimoli musicali. Al termine delle sessioni, i soggetti hanno compilato questionari standardizzati per valutare modificazioni dell’umore, livelli di ansia e alterazioni dello stato di coscienza.

I dati soggettivi sono stati successivamente correlati con le misurazioni fisiologiche e le immagini dell’attività cerebrale.

Modificazioni dell’esperienza soggettiva

I risultati hanno documentato una significativa riduzione dell’ansia e un’attenuazione delle emozioni negative. Alcuni partecipanti hanno sperimentato disagio temporaneo, particolarmente durante l’acquisizione delle immagini cerebrali, ma nessuno ha manifestato episodi di panico acuto.

La sensazione più frequentemente riportata è stata definita “boundlessness oceanica“: uno stato caratterizzato da profondo senso di unione, chiarezza mentale e benessere diffuso.

Freud aveva descritto tale esperienza oltre un secolo fa, riconoscendola come fenomeno spesso associato all’uso di sostanze psichedeliche. In questo caso, lo stato è stato raggiunto attraverso tecniche puramente comportamentali.

Correlati neurobiologici delle alterazioni di coscienza

L’analisi delle immagini cerebrali hanno rivelato modificazioni specifiche dell’afflusso di sangue al cervello. La respirazione rapida ha ridotto drasticamente la circolazione sanguigna generale nel cervello, un effetto normale durante l’iperventilazione. Tuttavia, alcune aree specifiche hanno reagito in modo diverso dalla norma.

La riduzione della perfusione nella corteccia insulare posteriore e nell’opercolo parietale è risultata direttamente correlata alle sensazioni di benessere e fusione con l’ambiente. Contemporaneamente, l’amigdala destra e l’ippocampo hanno mostrato un incremento dell’afflusso sanguigno, regioni centrali nella processazione della memoria emotiva.

Questa configurazione neurobiologica suggerisce che la tecnica induca un allentamento dei confini dell’identità personale facilitando simultaneamente l’accesso a contenuti emotivi e mnestici profondi.

Attivazione del sistema nervoso autonomo

L’organismo ha risposto con pattern tipici delle situazioni di stress: riduzione della variabilità cardiaca indicativa di attivazione simpatica. Nonostante questi marker fisiologici di tensione, i partecipanti hanno riportato sensazioni soggettive di sollievo e benessere.

Gli autori interpretano questo fenomeno attraverso il concetto di “ormesi”: brevi esposizioni a stress controllato possono produrre effetti adattivi benefici. L’impegno respiratorio intenso potrebbe agire come catalizzatore per il rilascio mentale ed emotivo.

Influenza del contesto sull’esperienza

L’ambiente di pratica ha influenzato significativamente l’intensità dell’esperienza. I soggetti nel setting di laboratorio hanno riportato stati alterati più marcati rispetto a quelli che hanno praticato a domicilio. Il gruppo sottoposto a risonanza magnetica ha sperimentato maggior disagio, probabilmente dovuto al rumore ambientale e alla restrizione spaziale.

Queste variazioni ricordano il fenomeno del “set and setting” ben documentato nella ricerca sulle sostanze psichedeliche, dove fattori ambientali e psicologici modulano profondamente l’esperienza soggettiva.

Implicazioni terapeutiche potenziali

I risultati suggeriscono possibili applicazioni nel trattamento di traumi psicologici e disturbi dell’umore. La diminuzione dell’attività insulare potrebbe facilitare la flessibilizzazione di strutture identitarie rigide, mentre l’attivazione delle aree limbiche potrebbe promuovere l’elaborazione di contenuti emotivi difficili.

L’integrazione di questi cambiamenti neurobiologici potrebbe spiegare la sensazione di leggerezza e apertura esperenziale riportata dai praticanti.

Significato scientifico della ricerca

Amy Kartar e il suo team hanno commentato: “Si tratta della prima ricerca che utilizza tecniche di neuroimaging per mappare i cambiamenti fisiologici associati al respiro controllato. Abbiamo dimostrato che queste pratiche possono indurre in modo riproducibile stati profondi simili a quelli psichedelici, apparentemente mediati da modificazioni nell’attività di aree cerebrali coinvolte nella consapevolezza di sé, nella paura e nell’elaborazione dei ricordi emotivi.”

La correlazione tra intensità delle modificazioni del flusso sanguigno cerebrale e profondità delle sensazioni di unità e liberazione emotiva dimostra come la respirazione intensa agisca direttamente sui circuiti neurali che regolano memoria ed emozioni. Tale meccanismo spiega perché molte persone vivono l’esperienza come profondamente trasformativa.

Direzioni future della ricerca

Condurre questo studio è stata un’esperienza straordinaria ed entusiasmante in un campo di ricerca ancora agli inizi”, ha dichiarato Amy Kartar. “Molte persone riconoscono empiricamente i benefici del respiro consapevole, ma le tecniche di respirazione intensa hanno ricevuto scarsa attenzione scientifica. Siamo profondamente grati ai partecipanti che hanno reso possibile questa ricerca.”
Lo studio apre prospettive per future investigazioni con campioni più ampi e contesti sperimentali diversificati.

Il dottor Alessandro Colasanti, supervisore della ricerca, ha aggiunto: “La respirazione si configura come strumento naturale e potente per modulare l’attività cerebrale, influenzando il metabolismo di corpo e mente. Presenta un potenziale terapeutico considerevole per condizioni cliniche che causano sofferenza significativa e limitazioni funzionali.”

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica PLOS One, contribuendo alla crescente letteratura sugli stati di coscienza alterati indotti attraverso tecniche non farmacologiche.

Fonte: https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0329411

Tullio Fiore

Mi chiamo Tullio Fiore e nutro una grande passione per l'ambiente e coltivazione domestica. Sono il fondatore e il curatore di Quando Si Pianta, magazine dedicato al mondo del verde. Mi dedico allo studio e alla pratica dell'agricoltura biologica, esplorando metodi di coltivazione eco-sostenibili. Il mio obiettivo è diffondere la conoscenza di rimedi naturali, radicati nella tradizione e confermati dalla ricerca scientifica.

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