A Roma, quando arriva il freddo, non ci si fa trovare impreparati. Basta un cambio di stagione e i romani tirano fuori la “divisa d’ordinanza”: sciarpa avvolta tre volte intorno al collo, cappello calato fin sopra le orecchie e via a sfidare il vento gelido dell’Urbe. Perché se è vero che “a Roma nun ce sta er gelo de Milano”, è anche vero che il freddo romano, umido e tagliente, “te se infila sotto la giacca e nun te molla più”.
Passeggiando per Trastevere, tra i vicoli del centro storico o lungo i marciapiedi affollati di Termini, il colpo d’occhio è inconfondibile: romani e turisti incappucciati, ognuno con il suo stile, ma tutti accomunati dallo stesso obiettivo — difendersi dal freddo con eleganza (e un pizzico di teatralità). La sciarpa, a Roma, non è solo un accessorio, è una dichiarazione d’intenti. “Nun me fa passà ‘a cervicale”, dice qualcuno, mentre la stringe come se fosse una corazza. E c’è chi la abbina rigorosamente al cappello, che sia una cuffia di lana spessa, un basco bon ton o una coppola vintage da vero romano de Roma.
Il cappello, infatti, ha sempre avuto un posto d’onore nella moda invernale capitolina. Oltre a proteggere dal freddo, serve anche a dare carattere. “Si ce devi avé freddo, almeno ce devi avé stile”, sentenzia una signora ai banchi di Campo de’ Fiori, avvolta in una mantella e con un cappello rosso fuoco che non passa inosservato. Per i più tradizionali, la scelta cade sul berretto classico di lana, magari fatto a mano, magari ereditato da una nonna premurosa. Per i giovani, via libera alle cuffie oversize e ai modelli sportivi, “purché nun me gela l’orecchio”, come direbbe un ragazzo a San Lorenzo.
Ma come difendersi davvero dal freddo romano, che spesso non sembra così intenso a guardare il termometro, ma “te se sente dentro le ossa”? Il primo consiglio è quello di vestirsi a strati: maglia termica, felpa, piumino leggero e ovviamente sciarpa e cappello. Mai uscire “co’ ‘n giacchettino leggero tanto poi se scalda”, perché il vento tra i Fori Imperiali e il Colosseo non perdona. Utile anche portare con sé dei guanti e magari una borsa dell’acqua calda tascabile — trovata geniale di qualche nonna romana che ha saputo coniugare saggezza popolare e praticità.
Curiosità: in dialetto romanesco, la sciarpa si può chiamare anche “fascetta” o più scherzosamente “strozzacollo”, mentre il cappello è “er cappelletto” o, se è vistoso, “er tappabbuco de stile”. E se qualcuno osa uscire senza? “Ma ‘ndo vai, co’ ‘sto tramontano che te sega?”, esclama l’anziano signore al bar, scuotendo la testa come a dire: “Nun se po’ vede’”.
Perché a Roma l’inverno non è solo una questione climatica, è un modo di affrontare la città con quel mix unico di ironia, teatralità e sopravvivenza urbana. E allora, che sia sciarpa o cappello, l’importante è portarseli appresso “co’ la panza piena e ‘na risata pronta”, che pure quella, contro il freddo, fa miracoli.
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