Roma, città eterna, patria della carbonara e del caffè al banco, ha anche una sua identità ben definita quando si parla di acqua: liscia o gassata? A prima vista potrebbe sembrare una questione marginale, ma in realtà racconta abitudini, gusti e persino atteggiamenti culturali. E nel cuore della Capitale, tra tavole imbandite e chiacchiere da bar, la domanda resta viva: cosa preferiscono davvero i romani?
Un’indagine condotta su un campione di cittadini romani tra i 18 e i 65 anni ha evidenziato come, in controtendenza rispetto ad alcune grandi città del Nord, la preferenza ricada ancora sull’acqua gassata. Circa il 57% degli intervistati dichiara di scegliere “frizzante” quando si tratta di bere durante i pasti. Per molti, l’acqua con le bollicine “pulisce la bocca”, “aiuta a digerire” e si accompagna meglio a piatti saporiti e abbondanti, come vuole la tradizione culinaria romana.
In effetti, basta osservare le bottiglie sui tavoli di trattorie e ristoranti: la frizzante domina la scena, specie a pranzo, quando i clienti chiedono acqua con “un po’ di carattere”. L’acqua liscia, più leggera e meno invasiva, è spesso associata a chi pratica sport, segue diete specifiche o semplicemente cerca un’alternativa più neutra. Non a caso, tra i giovani under 25 e tra gli abitanti delle zone più centrali e turistiche, cresce la scelta per la versione naturale, anche per motivi legati alla sostenibilità: molti affermano di bere l’acqua del rubinetto, ormai considerata di buona qualità, evitando così bottiglie di plastica.
Tuttavia, il legame tra Roma e l’acqua frizzante affonda anche nelle consuetudini familiari. “A casa nostra si beve solo gassata, fin da quando ero bambino” racconta Alberto, 45 anni, impiegato e romano di nascita. “Mio padre diceva che l’acqua liscia era da ospedale. E ancora oggi, se a cena non c’è la bottiglia con le bollicine, manca qualcosa”. Un rituale che si tramanda, quasi come il sugo della domenica. Allo stesso modo, Paola, ristoratrice del quartiere San Giovanni, conferma: “Quando porto l’acqua al tavolo senza chiedere, nove volte su dieci è gassata. Lo so già”.
Ma le differenze emergono anche in base ai quartieri. Nei rioni storici e popolari, come Trastevere, Testaccio o Torpignattara, l’acqua gassata è ancora regina. Nei quartieri più nuovi o residenziali, come EUR o Monteverde, la naturale prende quota, complici le nuove generazioni più attente a salute e ambiente. Un dato interessante arriva anche dai supermercati: a Roma, le vendite di acqua gassata superano ancora quelle della naturale, ma la forbice si sta riducendo negli ultimi anni, in parte grazie al diffondersi dei gasatori domestici, che permettono di trasformare l’acqua del rubinetto in acqua frizzante a piacimento.
In definitiva, a Roma l’acqua gassata mantiene il suo primato, ma la liscia avanza silenziosa, trainata da nuove abitudini, mode salutistiche e sensibilità ambientali. Una sfida all’ultima goccia, tra bollicine e purezza, che racconta molto più di quanto sembri sul modo in cui i romani vivono la tavola, la tradizione e il cambiamento.
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