Le fasi di ricerca di un vaccino: il caso del COVID19
La pandemia generata dal Coronavirus SARS-CoV-2 – più nota come COVID19 – desta attenzione e preoccupazione nella comunità scientifica e negli istituti di ricerca. Ogni virus nuovo e di origine sconosciuta necessita di essere studiato per poter mettere a punto un vaccino che ne blocchi la diffusione, mentre si cerca di contenere il contagio con misure preventive e terapie basate sull’esperienza pregressa. Gli istituti di ricerca come “Sergio Lombroso” che focalizzano gli studi sulle patologie cancerogene affrontano anche gli studi sui vaccini e su come un virus violento possa inficiare su una patologia grave già in corso. L’offerta di una borsa di ricerca è un incentivo verso nuove scoperte. Ma quanto tempo occorre per mettere a punto un vaccino?
Quali sono le fasi di ricerca su un vaccino
Quando sopraggiunge un virus nuovo e di natura difficile da analizzare, non è mai possibile fare delle previsioni riguardo alla disponibilità di un vaccino o della cura stessa. Lo sviluppo di un vaccino prevede le stesse fasi e procedure di approvazione dei farmaci con tempi estremamente lunghi (in alcuni casi anche fino a 15 anni). Il primo step consiste nel capire come si trasmette il virus, le sue dinamiche di trasmissione e come si replica all’interno del corpo umano. La seconda fase è l’identificazione degli antigeni che sono i componenti del batterio stesso in grado di attivare una risposta del sistema immunitario che blocchi l’agente patogeno. Identificato l’antigene alla base della composizione del vaccino si passa alla terza fase di studio in laboratorio con la sperimentazione preclinica utilizzando le cellule in vitro e campioni animali; lo scopo è testare l’efficacia protettiva del vaccino e la sua sicurezza sulla salute. Se i dati di laboratorio sono confortanti e il vaccino si rivela efficace, si passa alla fase di sperimentazione clinica sull’uomo. Quest’ultima fase si suddivide a sua volta in 4 step: 3 riguardano la messa in commercio del vaccino e la quarta interessa gli studi post-commercializzazione.
Le fasi di ricerca di un vaccino sono sequenziali, ciò significa che non si può passare ad una fase successiva se la precedente non ottiene risultati positivi che confortano il passaggio successiva. Ogni fase è monitorata e ogni passaggio deve essere autorizzato da agenzie di regolamentazione e comitati etico-scientifici. Se gli studi documentano l’efficacia, il produttore del vaccino sottopone alle agenzie farmacologiche competenti – come l’EMA (European Medicines Agency) in Europa e l’FDA (Food and Drug Administration) negli USA – l’autorizzazione alla produzione e commercializzazione del vaccino.
Ma si possono ridurre o accelerare i tempi di approvazione delle singole fasi nei casi di emergenza come per epidemie tipo Ebola e il COVID19? In casi di emergenza, i ricercatori devono fare uno sforzo comune per rispondere in tempi rapidi e le autorità sanitarie possono consentire ad una accelerazione nelle fasi di sperimentazione pre-clinica e clinica, rispetto alle tempistiche normali ma sempre senza nuocere o mettere a rischio l’incolumità generale. In rari casi e in presenza di infezioni con l’alto rischio mortale, i comitati etici possono accettare di correre rischi maggiori legati ai limiti e alle incertezze della ricerca rispetto alle procedure standard. In ogni caso, tempi “record” per la messa punto di un vaccino non sono mai inferiori a un anno.
Il vaccino per il coronavirus
Gli studi in corso sul coronavirus non fanno prospettare la possibilità di avere un vaccino disponibile già durante la diffusione del virus stesso; ciò significa che qualsiasi vaccino venga approvato sarà comunque disponibile dopo la fase acuta di trasmissione del virus e utile per il verificarsi di future epidemie di coronavirus o agenti patogeni simili. In attesa di un vaccino, l’epidemia si può arrestare attraverso l’adozione di specifiche misure di contenimento quali il distanziamento sociale, l’individuazione ed isolamento dei casi positivi, incrementare le norme di igiene personale (dal lavarsi spesso le mani a non toccare naso, bocca e occhi), tossire e starnutire in un fazzoletto usa e getta o nell’incavo del braccio.